 |
Lorenzo Scoles
Augusto Central
La storia di Augusto Central ha il ritmo dondolante del vagone che lo porta
da
una qualche città in cima all’Europa fino allo sparuto paesino delle
Alpi
Apuane, dove il maestoso teatro bianco di una cava di marmo gli regala
la scena chiave dell’esistenza, l’intuizione suprema sulla natura di
quella soglia
che si varca per far la comparsa nella vita, e
anche per sgusciarne via.
In una Toscana estemporanea e assorta, sotto l’occhio avulso dei grandi
maestri del
Rinascimento, sarà un diafano labirinto di pietra a impartire al ragazzo
una lezione
mirabolante - la poetica del superfluo che congiunge il capo alla coda di
tutte le cose - in grado di
segnarlo ancor più del delitto che interrompe atrocemente quel primo
viaggio. Il mistero fitto si
dissiperà soltanto molto tempo dopo e Augusto Central, ormai uomo fatto,
chiuderà un cerchio
che (ma questo lo sapeva già...) arriva sempre nel punto da cui è
partito.
|